copertina_oltresofiaOltresofia
L’umanità dietro le sbarre

In copertina opera di Antonio Pizzolante

Paola Saporiti – Oltresofia (capitoli 8 e 9)

Il libro si trova nelle migliori librerie della rete di distribuzione Unicopli, oppure può essere acquistato online su Amazon, Ibs, Feltrinelli.
Sarà venduto nel corso dei dibattiti e delle presentazioni.

Oltresofia è un piccolo libro che nelle sue pagine mescola pensieri filosofici e opere d’arte.

È la narrazione di un’esperienza di vita e d’incontro compiuta lungo un’idea forte. L’idea, del tutto naturale, che alla filosofia si possa chiedere di aiutarci a ripensare i pensieri; a sciogliere stereotipi chiusi mentre si pongono domande aperte sulle scelte, gli stili, i problemi della vita.

Paola Saporiti ha portato una filosofia così, una filosofia “pratica”, dentro le mura di un carcere, alla casa di reclusione di Milano Bollate. Lo ha fatto accompagnata da alcuni giovani (alunni ed ex alunni di liceo), intrecciando percorsi di persone libere e persone detenute, alla ricerca di umanità.

È questo il senso del titolo: l’umanità dietro le sbarre. Dove umanità è quella che si esprime nei gesti solidali dei giovani e nelle azioni dei volontari che costruiscono dignità.  Quella dei detenuti che si mettono in gioco in piccoli momenti di dialogo per grandi pensieri di cambiamento. È il sogno di una condizione di uguaglianza dei diritti, perché se siamo tutti fatti di humus siamo tutti uguali.

C’è poi il senso di Oltresofia, dove la parola “Oltre” rimanda alla progettazione di un futuro aperto e la parola “sofia” ricorda che l’approccio filosofico, critico-costruttivo, permette di superare i muri simbolici di ciascuno e di tutti.

Il testo è presentato da Gherardo Colombo, che, ragionando sui passi compiuti, li ritiene “un percorso che contribuisce a far riacquisire il senso della dignità, e quindi a rimediare i guasti che la commissione del reato ha provocato in chi l’ha commesso”.

In che cosa è consistito questo percorso?

L’autrice ha portato nell’area educativa del carcere, il sabato pomeriggio, gli incontri di Cafè Philò ormai classici anche in città. Il proprium di questi momenti è il dialogo, accompagnato dall’empatia. A partire da una canzone, un pensiero, una poesia, si affrontano parole e concetti che, una volta aperti, permettono di parlare di sé. Così è stato anche a Bollate, dove i temi del successo, della scelta, del perdono sono stati esplorati con un approccio esistenziale, dentro un contesto di ascolto intenso, a volte mettendo in gioco emozioni profonde.

La filosofia, che è riflessione razionale e rigore logico, si è fatta anche, grazie alle tante parole autentiche e allo stile semplice e aperto dei partecipanti, filosofia della relazione, filosofia in relazione.

C’è stata anche una filosofia al femminile, dentro il reparto chiamato, appunto, Femminile. Una comunicazione, come direbbe la Hillesum, tra “cuori pensanti”.

Ci sono stati, e sono narrati, tre momenti di filosofia ed arte. In particolare quando l’artista Antonio Pizzolante ha accompagnato i pensieri di cui le persone si facevano dono con tratti pittorici, capaci di esprimere graficamente i vissuti e le idee.

Le pagine di Oltresofia offrono le immagini di tutti i pannelli dipinti durante quello che è stato chiamato il primo Atelier Filosofico. Poi le grandi tele realizzate da alcuni giovani detenuti con gli allievi dell’Accademia di Brera. Infine le fotografie degli affreschi che in un pomeriggio di fine estate l’artista Pizzolante ha realizzato insieme ai detenuti, mentre Paola guidava una riflessione sul rispetto.

Oltresofia è un testo profondo e leggero.  C’è spazio per i racconti delle persone libere e delle persone detenute, quando entrano nel nido dei loro sogni e desideri. C’è spazio per momenti, eventi, oggetti della vita dentro le mura del carcere: una breve meditazione buddista; la sfilata di moda con gli abiti cuciti dalle ragazze detenute; una torta cucinata in cella.

Oltresofia è una testimonianza, una piccola prova, di società inclusiva: una filosofica comunità di ricerca ed una umana comunità di destino. Al termine della lettura, i pensieri dei protagonisti – giovani, detenuti, pensatori­ – sono indistinguibili, si confondono, si scambiano: oltre i ruoli, oltre i luoghi comuni, oltre i muri del carcere e delle persone.