Se parliamo oggi di questione femminile potremmo parafrasare Nietzsche: Non è il nostro un eterno precipitare? Non seguita a venire notte, sempre più notte? La consapevolezza della violenza diffusa non ci abbandona. La conta del numero quotidiano e drammatico dei femminicidi ci lascia sgomenti.
Per una presa di coscienza che diventi partecipazione responsabile alla vita di una comunità; per un impegno culturale diverso; per buone prassi che si possano diffondere, Paola Saporiti ha provato a costruire qualcosa insieme al centro MAIDASOLE, un centro antiviolenza, parte del progetto 1522.
MAIDASOLE si trova a Milano, in via Marotta, al parco Lambro, dentro alcuni locali del Comune, in un contesto dove ci sono anche residenze per famiglie, che vi soggiornano per brevi periodi e dentro un percorso definito. Segreto è l’indirizzo delle “case rifugio”, dove le donne vittime di violenza vengono tutelate, insieme ai figli minori. Si tratta di una modalità estrema, perseguita non da sùbito, nella misura in cui penalizza la vita e la socialità dei bambini.
Il dialogo è intessuto da Paola con Silvia Lena, psicologa, e con Greta Toffoli, operatrice dell’accoglienza.
Durante la narrazione si ascoltano due giovani voci, che accompagnano dentro il dolore femminile generato dalla violenza estrema. Le testimonianze sono raccolte e riscritte da Serena Dandini in: Ferite a morte, dieci anni dopo, ed. BUR, Milano 2024.
Il lavoro che si raccoglie nel video viene contestualizzato e ampliato in alcuni incontri di filosofia con Paola Saporiti per la Biblioteca di Courmayeur Mont Blanc e per le scuole che lo desiderano.
L’idea di fondo è quella di dare un contributo alla rielaborazione personale e sociale rispetto al dramma dei femminicidi. È, ancora, l’idea di rileggere l’affermazione di Simone de Beauvoir: donna non si nasce, donna si diventa.
C’è un diventare donna dentro le esperienze scritte nella logica efferata del patriarcato, della sottomissione, della cancellazione della dignità. Un percorso troppo diffuso, da evitare, da cancellare.
C’è un diventare donna dentro le esperienze che fanno crescere, riconoscono, liberano, promuovono, rendono ciascuna una persona. Questo è il percorso che si deve affermare. Il lavoro critico sotteso al video e agli incontri ha l’obiettivo di portare qui.